Skip to main content

Full text of "Dolores : dramma lirico in cinque parti"

See other formats


a 


02595 


Lal FONT MINOLK 


ES 


DRAMMA LIRICO IN CINQUE PARTI 


DI 


Mi AUTERI POMAR 


MUSICA DEL MAESTRO 


S. AUTERI MANZOCCHI 


| MILANO 
STABILIMENTO MUSICALE F. LUCCA. 


Agli Spettatori 


Composi questo dramma attenendomi ad alcuni dati 
storici . procurando di non tradire il carattere ed i costumi 
dell'epoca. - Immaginai che fra i grandi di Spagna trucidati 
per volere di Pietro il crudele come ribelli, fossero il padre ed 
i fratelli di Dolores. Che un vecchio Idalgo uomo crudelissimo 
e satellite del tiranno, avesse compiuto quell’eccidio, ma vinto 
d'amore per Dolores, lei sola sottraendo alla morte, conducesse 
all'altare quell’innocente giovinetta ignara de’ suoi misfatti. Che 
da quel giorno nella solitudine di remoto castello, purificato dal- 
l'affetto della sposa e della figliuoletta Lia, espiasse col penti- 
mento i delitti del suo passato. Ma suonò per la Spagna l'ora 
del riscatto. (*) - Pietro il Crudele cadde ucciso, e con lui i suoi 
partigiani più invisi al popolo. Immaginai che il castello del- 
l’Idalgo cinto d’assedio fosse distrutto dalle fiamme; che Dolores, 
cui salvò la vita un fido servo, credendo il consorte e la figlia, 
vittime dell'incendio, fuggisse dalla Spagna, e l'Idalgo colla fan- 
ciulletta Lia riuscito anch'esso a porsi in salvo, ma certo della 
morte di Dolores, abbandonasse la patria coll’animo straziato dai 
rimorsi e dal dolore. 

L'azione del dramma ha principio molti anni dopo tali av- 
venimenti, quando l'incendio del castello, fra le cui macerie volea 
popolar credenza che fossero sepolte le ceneri dell’Idalgo e de’suoi, 
era soggetto di paurose leggende. Il marito di Dolores sotto nome 
di Fulco, vivea già da tempo con Lia. nella corte di Manfredi 
e d'Ildebrando in Italia, rispettato per senno e valore, e Dolores 
intanto vagava solitaria per il mondo, celando anch’ essa un nome 
maledetto, e piangendo ancora la diletta figlia. 


Michele Auteri Pomar. 


(*) Vedi la nota (1) PartE Prima. Scena IV. 


È 
Uli 


PERSONAGGI ATTORI 


DOLORES, nobile dama spa- 
ea SI 


FULCO, vecchio idalgo, marito 
di Dolores, che cela il pro- 
ONT CAS RA 


LIA, giovinetta figlia di Dolores 
eeulie 0, Sig. 


MANFREDI, principe italiano Sig. 


ILDEBRANDO , giovinetto fra- 
- tello di Manfredi  . .... Sig 


EREMITA , nobile spagnuolo di 
nome Gualtiero. . . . Sig. 


 UBALDO, scudiero di Manfredi Sig. 


Dame, Cavalieri, Cacciatori, Amazzoni, Araldi, 
Guerrieri, Menestrelli, Paggi, Donzelle, Sacerdoti, 
Trombettieri, Ladroni, Arcieri, Montanari, 
Pastorelle e Popolo. 


L'azione é nel Castello di Manfredi e neî monti vicini, 
sulla spiaggia del Mediterraneo, nel reame di Napoli. 


Ultima metà del Secolo XIV (4) 


} (1) Vedi le note apposte durante il dramma. 


at 
ent 


PARTE PRIMA 


SCENA PRIMA. 


Sala d’armi nel castello di Manfredi. Nel fondo grandi 
arcate che danno salla spiaggia del mare. Trofei, ban- 
diere, tavolieri con dadi, arpe e canestri di fiori. 


È lora del tramonto. 
Fulco solo in profonda meditazione. 


Il vortice degli anni avido involve 
Ogni cosa mortal! Come oceano 
L'onda del tempo quest’ umana polve 
Copre d’ oblio, ma il mio rimorso invano 
Il lento progredir de’ lustri attende! 
(La luce del tramonto, giunge sino a Fulco, e si vedono il 
cielo ed il mare rosseggianti) 
Tramonta il sol. D’ignei vapori il cielo 
E coverto all’ occaso, e si distende 
Sopra i flutti del mar di sangue un velo. 
(Volgendo altrove lo squardo con terrore) 
Ah! del castel natio 
Sì fiammeggiavan le turrite mura 
Da lungi al guardo mio 
Nel di della sventura. 
Il mio nume maledetto 
Imprecò l’ispana gente. 
Le macerie del mio tetto 
Fùr sepolcro a un’ innocente! 
(con dolore) 0 mia sposa! angiol celeste! 
Se a una destra insanguinata, 
Se a un arcan d’opre funeste 
La tua sorte il fato uni, 
Ahimè lasso! è volta a sera 
La mia vedova giornata, 
Fra un rimorso e una prec hier 
Che il Signor non anco udi! 
(st copre il volto colle mani) 


Bi PARTE 
SCENA II 


o Lia e Fulco. 


Lia Buon padre, tu piangi? Qual cura molesta 
Ti turba il pensiero? La fronte sì mesta 
Selleva un istante... mi guarda... sorridi... 
Quì presso al mio fianco, buon padre, t’assidi... 

FuL.Se il ciglio canuto del vecchio guerriero 
E molle di pianto, del crudo mistero 
L’amara sorgente non chiedergli o Lia; 

V’ han triboli occulti che il cor non oblia! 

Lia Ch’ io possa, deh! concedimi 

Teco pregar piangendo, 
Poichè delle tue lagrime 
Ben la cagione intendo: 
Della lontana patria 
Sogni l’amato ciel, 
E d’ una sposa angelica 
Il solitario avel. 
lVuL. La madre tua, la tenera 
Mia sposa, è ver, rammento; 
Ne veggo ognor l immagine, 
La voce ognor ne sento! 
Più cara d’ogni patria, 
Più dolce d’ogni ciel, 
Era la donna angelica 
Che dorme nell’avel! 


SCENA III. . 


Mormorio di voci interne, quindi Mdebrandeo. 


Voci INTERNE 
Vedrem le belle del vicin castello... 
Udrem la mesta voce del cantor... 
L’arpa del menestrello 
Dara note d’ amor... 
Fur. Alcun qui giunge... ascolta... 
Lia A lieta veglia par che si prepari 
Il castello ospital- suona ogni vélta 
Passi giulivi e garruli parlari. | 


PRIMA 9 

Fux. Incontro ad essi io movo. (s’ incammina) 

Lia (guardando il padre che si allontana) 

Il suo dolore interrogar non oso... 

Povero padre! e spesso lo ritrovo 

Solo, e col guardo afflitto e lagrimoso. 
(Ildebrando entra dalle arcate di fondo e si appressa a 

NR Lia sommessamente) 

ILp. 0. Lia! 

LIA Mio prence! 

ILD. E ancor tal nome ascolto 
Dalle tue labbra? e non t'udrò giammai 
Dirmi Hdebrando? e che! tu celi il volto? 
Ch’io fui compagno di tua fanciullezza 
Forse obliasti? 

Lia - Ah no — non lV’obliai! 

Ip. Ti rammenti quel di che sulla sponda 
L’agile nostro piè vinse stanchezza? 

La madre mia ci ritrovò dormenti, 
E parea che tacesse il vento e |’ onda 
I nostri a non turbar sonni innocenti. 

Lia Oh mel rammento! 

ILp. . E tramontava il giorno; 
Ma la dolce stagione e l’ora istessa 
Fan liete a noi ritorno, 

E ci rivolge un guardo ed un sorriso 
L’ estinta madre mia dal paradiso! 
Ascolta... ascolta... il venticel carezza 
I vaghi figli del nascente maggio. 
Del sol 1’ estremo raggio 

Di baciarti nel crin prende vaghezza. 
O mia fanciulla, non ti parla al core 
Questa misteriosa ora d’ amore? 

Lia Per me soave è degli augelli il canto, 

Il roseo cielo e il zeffiro odoroso; 

Ma nel mio petto è ascoso 

Un ben più etereo incanto; 

Ritrova in esso 1’ alma mia: sopita 
Luce, armonia, profumi, estasi e vita! 
Dolores 


ì9 


30 PARTE: 
ILD. Nel tuo pensier 
S'asconde, o Lia, n° 
Per me cordoglio o giubilo di ciel? 


Lia Di tal mister c 
La mente mia 

A te non osa DIRGOR TEO il vel! & 

ILp. Rivolgi a A 


La fronte bella; 
Lascia che in essa io legga il mio destin! 
LIA (da sé) Sogno non è... 
La sua favella 
M’agita il sen d’ un palpito divin! 


SGENA 1V. Mea 


Manfredi, Fulco, Dame, Cavalieri e Detti. 


Il dialogo di Lia e d’ Ildebrando è interrotto dell’avvicinarsi dei 
Cavalieri e delle Dame che entrano. con Fulco dalla parte 
destra dello spettatore, mentre Manfredi vien loro incontro 
dal lato opposto. 


DAME e CAVALIERI (di dentro avvicinandosi) 
Dame Co’ bei garzoni intreccerem carole... 
Udrem storie d’ erranti cavalier... 
CAv. Trarrem fra risi e tenere parole 
Un'ora di piacer. 
Man. Illustri dame, valorosi amici, 
M’allieta l’alma' qui vedervi. 
Lp. Ispira 
Il vostro aspetto alla modesta lira 
Le più blande armonie d’inni felici! 
Man. Libero scelga il modo ognun di voi 
Che più fia grato a rallegrar di questa 
Veglia i dolci OZÌ. 
. DAME e Cav. Qual più lieta festa, 
Signore, offrir ne puoi 
‘Che intrattenerci insieme novellando 
E udir dal labbro tuo dolci-canzoni? 
Man. Di buon grado il farò, ma d’Ildebrando 
Seguendo il canto mio, Varpa risuoni. i 


% 


PRIMA 11 
(seggono tutti formando vari gruppi) 
E canterò l’istoria 
D'un castel diroccato, 
E i fantasmi che inseguono 
Con orrendo ululato 
Chi senza mormorare una preghier: ; 
| Quelle deserte vie percorre a sera. 
Dame e Cav. 
Sian paurose istorie o molli accenti 
D’amor, siam tutti ad ascoltarli intenti. 
(Ildebrando accompagna col liuto) 
Man. (canta) 
Tra oscure gole di scoscesi monti 
Tetro un castel sorgea. 
Fosse profonde, rugginosi punti 
E negre torri avea. 
Era un feroce Idalgo il castellano 
Di quell’ orrido loco, 
Avea di ferro la cruenta mano, 
Avea gli occhi di foco 
0) viatore, 
«Il giorno muore 
E la vallea s’imbruna intorno a. te... 
O viatore, 
Il giorno muore 
Affretta il pié. 
La con esso movean ridde infernali 
Gli spettri a notte oscura; 
L’upupa istessa si copria con Vali 
Tremante di paura. 
O viatore. ecc., ecc. 
Ma apparve un di sulla nevosa Sierra 
Un bianco Cherubino, (4) 
E l’argentea squillò tromba di guerra 


(1) Si allude ad Enrico che poi fu re di Castiglia e sopranno- 
minato il Magnifico, fratello naturale di Pietro i Crudele, che 
postosi alla testa dei ribelli per vendicare le stragi commesse 
da quel tiranno e la morte del fratello Federico, con l’aiuto dei 
Francesi lo sconfisse e l'uccise il 14 Marzo 1369. 


12 PARTE 
Sul suo labbro divino. 
Insorsero gli inulti alla vendetta : 
Piombaron mille eroi 
Sull’empio Idalgo e sulla maledetta 
Stirpe de’ figli suol! 
(Fulco durante la ballata esprime sdegno e dolore. Mun- 
fredi se me avvede ed interrompe il canto) 
FuL. (fra sé) 
Crudel tormento! 
Man. Alceun di voi disprezza 
Il canto mio. 
Dame e Cav. No... segui... anzi siam vinti 
Dal desio d’ascoltarlo. 
FuL. (con voce severa) E in me tristezza 
Desta 1’ udir le patrie 
Dure vicende, e il maledir gli estinti : 
Tra crudi strazi 
Tra fiamme ardenti, 
Oh! quante caddero 
Vite innocenti! 
Le spose e i pargoli 
Arsi e trafitti 
Non fur che vittime 
D’altrui delitti! 
La lor memoria 
Non maledir... 
Lasciali in placido 
Sonno dormir ! 
Dame e GCav., Ip. e MAN. 
Quella progenie 
Vile e rejetta 
Dal ciel, dagli uomini 
E maledetta! 
Man.Ma questa truce istoria ch'io narrai 
Meglio è obliar. E° 
ILp., Dame e Cav. Dannato al fuoco eterno 
Fra i demoni d’ averno 
E quel feroce omai. 


PRIMA 415 


SCENA V. 
Ubaldo e detti 


Usa. (sommessamente a Manfredi che trovasi presso a Fulco) 
Fu, o prence, trucidato 
Nel bosco un tuo soldato. 
S’annidan rei ladroni 
Del monte fra i burroni. 
Man. (a Fulco sempre sommessamente) 
Fulco, va tu con fida scorta e ardita, 
E là m’attendi. (Fulco e Ubaldo partono) 
(volgendosi alle Dame ed ai Cavalieri) 
O amici miei, ne invita 
Quest olezzo gentil di primavera 
A goder l’ aura mite e imbalsamata 
Di'sì limpida sera. 
Ip. In garrula brigata | 
Andrem vagando, ma tu, Lia, frattanto 
I nostri passi allieta col tuo canto. 
Lia (canta) Risplende il ciel seren - 
Col dolce mormorio la placid’ onda 
Par che dal molle sen. 
Or ne richiami dell’ amica sponda. 
dolce il remigar 
Mentre un mesto chiaror vien dalle stelle... 
Cav. E dolce il remigar 
Mentre parlan d’ amor le nostre belle. 


(Tutti fanno eco ‘al canto di Lia, e sì avviano con essa in 
riva al mare, allontanandosi sempre finchè le voci si di- 
sperdono, mentre cala lentamente la tela.) 


FINE DELLA PARTE PRIMA. 


PARTE SECONDA 


SCENA PRIMA. 


Foschi roveti - balze scoscese ed alti monti praticabili , 
in fondo alla scena. - E nette. 


Molti Ladroni si avanzano, altri restano in guardia 
sulle balze e fra i cespi. 


LADRONI 


i. Udiste un lontano nitrir: di cavalli ? 
2 L’ udimmo. 
4. ; È mestieri per ripidi calli 
Del monte vicino salir chetamente, 
E attendere ascosi la luna nascente. 
2. In scure caverne, per erti sentieri 
La spada affrontiamo di mille guerrieri! 
i.° Compagni è la fuga più sano consiglio, 
Chè qui ne sovrasta mortale periglio! 
Per balze scoscese la notte sl aggira 
Un spirto ramingo che geme, sospira, 
E un cantico innalza d’ amore, di pace; ;) 
Fin l’ eco dei monti l’ascolta e si tace. i 
un raggio celeste gli splendon gli sguardi. 


2 E vero. 

3. Si fugga! 

1° Si fugga! 

2. lodardi! 
Fuggite tremanti, qual debil fanciulla, 
Un vano fantasma, un aere, un nulla? 

4; Coi morti che sorgon dal gelido avello 

. Non giova la lama del nostro coltello. 

2. Tacete! 

Di Tacete! o 

Do Alcuno è qui presso... 


. L’annunzia un romore di foglie sommesso. 
1. (origliando) 


E vero... e ancor segue... 


PARTE SECONDA 15 
v. A — L’udite fra 1 sassi 
Un fiero alternarsi di rapidi passi? 
TUTTI 
Compagni, ciascuno si tenga ‘all’ agguato, 
Sia sgherro o viandante, cadrà trucidato! 
(si nascondono) 


SCENA IL. 


BIamfredi con la spada in pugno e la visiera abbassata e detti. 


Man. (si arresta e percorrendo collo sguardo la montagna) 
Dorme il creato, alcuna aura non move 
Questi foschi roveti. 

O silvestri giogaie! antri secreti! 

Il vostro ospite vil senafugge altrove, 

E invan per via diversa i fidi miei 

In questo asil remoto io precedei! 
(ode un romure dietro le rocce) 

Chi va la? 

LADRONI Giù la spada! 

Man. i ‘A caro prezzo 
[o vendo il sangue mio! 

(si slancia dietro la rupe, e sì ode un breve cozzar di ferri) 

LapRONI (di dentro) 

A terra il brando! 
Man. No, la vita sprezzo! 
(esce allo scoverto circondato dai ladroni) 
LADRONI 
Ferisci! (Manfredi cade ferito) 
SCENA III. 
Dolores è detti. 
(Mentre i ladroni incalzano Manfredi, sorge la luna, 
e si ode una voce sul monte) 
DoL. (di dentro). Angel di Dio - 
Che vai di stella in stella 
A me d’amor favella! 


(i ladroni spaventati fuggono. Manfredi vorrebbe inse- 
quirli, ma gli mancano le forze. Dolores appare 
sul monte rischiarata dalla luna) 


16 


P'ASRSPE 

Sempre ne’ miei deliri, 
Quando la notte imbruna 
E questi monti inospiti 
Bacia l’algente luna, 
Odo una voce angelica 
Che al cor mi parla e dice: 
O madre, io son felice! 


Madre, ti attendo in ciel! (Gistenda:i il moi i 


Man. (tentando di sollevarsi) 


Dot. ( 


O ineffabil dolcezza... il piè vacilla... 
Ohimè! (cade privo di sensi) 
(sé arresta per un istanie atterrita, scorgendo Manfr edi 

che giace al suolo) - 

Gran Dio! Pur questo asil di pace 
L’empio ferro omicida ha profanato ! 
(accorre a lui e si china a contemplarlo) 

Ancor nella pupilla 
Luce un lampo di vita, ed un fugace 
Sospir gli agita il labbro. Un sventurato 
Prode egli è certo, La sua spada è infranta, 
Piagato ha il fianco! Morte discolora 
Il suo nobile volto! Un salutare 
Succo d’ antica pianta, 


Farmaco portentoso,; io serbo ancora... 


Che tutto il versi nella sua ferita! 
(gli versa il farmaco mella ferita e lo fascia col suo velo) 


Man. (ritornando in sè) 


Dot. 


Mercè, mercè della pietosa aita! - 
Divina creatura! 0 vaga figlia 
Del mio buon genio! la tua man celeste 
Lascia ch’ io baci... Oh, volgi a mele ciglia 
Misteriosa Dea della foresta! 
No, Dea non son, più misera 

D’ ogni mortale io sono. 

Ti lascio... addio... sorridano 

A te propizi dì, 

E s’abbia il tuo perdono 

La man che ti ferì. 


; Bi 
a TS 
i REA 


SECONDA 17 
Man. Muto il mio labbro, attonito, 
Il nome tuo non chiede... 
E la mia spada vindice 
Schiava del tuo voler, 
Ne impegno la mia fede 
Di prence e di guerrier! 
Manfredi io son, signore. 
Di queste terre e del vicin castello. 
Dot. (con meraviglia ed entusiamo) 
Per borghi e per citta del tuo valore 
Suona la fama, il braccio tuo soccorre 
L’ oppresso e il poverello, 
Nelle tue vene generoso scorre 
Sangue di prodi! O benedetta sia 
Del mio notturno ramingar la sorte, 
Che mi condusse in sì deserta via 
Ov’ eri in braccio ad un’ oscura morte! 
Man. In queste zolle del mio sangue tinte, 
Donna gentile, tu ponesti il piè. 
Tu ravvivasti le mie forze estinte, 
L’ angelo della vita io veggo in te! 
Le rupi alpestri e le selvagge frondi 
Il cor dell’ uomo invidiar dovra? 
Oh! perchè mai ne’ lor silenzi ascondi 
Il divin raggio della tua beltà? 
Doc. Senza patria, senza tetto, 
Trucidati i miei più cari, 
Da tre lustri io chiudo in petto 
Un dolor che non ha pari! 
Fuggo il mondo peregrina 
Rondinella senza nido ; 
Le altrui colpe io vo’, meschina,. 
| A espiar di lido in lido! . 
Man. Il mio cor fia degno almeno 
Di far eco ai tuoi martiri,., 
‘Deh! li versa nel mio seno... 
Non rispondi? Ahimè! Sospiri? 
(quardandola con ammirazione e tenerezza) 


18 PARTE SEGONDA 
Il tuo sguardo a me rivela. 
L’ innocerza del tuo cor... 
Dot. No... l'arcan che in me si cela 
Non offusca il mio candor! 
Man. (con affettuosa insistenza) 
Dimmi il tuo nome, la tua patria. 


DoL. No. 
Man.All onor mio t’ affida. 
Dot. Oh! nol poss’ io! 


Man. A” piedi tuoi la spada mia porrò... 
Dot. (fra sé) | 

Dammi forza, o Signor! 

(a Manfredi) nol posso! Addio! 
(s°ode un lontano suono di trombe che rapidamente si 
appressa) 

Man. (con. gioia) 

I miei soldati! (trattenendo Dolores) 


DoL. Lasciami! 

Man. i Deh! resta! 
Un guardo, un detto ancora.. 

Dot. PI no! 

Man. Ben io 
Sapro seguirti. 

Dot. Ah, nol farai! (additandogli una 

sacra medaglia che pende dal collo) Per questa 


Immagin sacra te lo imploro... Addio! 
(Risale il monte volgendosi di tratto in tratto salutandolo 
Manfredi, ed imponendogli col. gesto di non seguirla) 
Man. Sogno divin dell’ alma. 
Così tosto sparisti... e il core anelo 
Quasi obliando la terrestre Salata, 
Vola con te nel cielo! 


(cala la pe 


FINE DELLA PARTE SECONDA. 


PWRAETERZA 


SCENA PRIMA. 


Sala nel castello di Manfredi. - A destra un terrazzo dal 
quale sì discende nei giardini del castello. 


Eldebrando è seduto sul davanti della scena. 


Ove ne andaste, o sogni lusinghieri 
De’ miei prim’anni? e tu fedel liuto 
Che fosti eco gentil de’ miei pensieri, 
Taci per sempre, che il mio labbro è muto, 
(getta lungi da sè il liuto che aveva fra le mani) 
Il dolce terrestre sentiero 
È un’ erla selvaggia per me; 
Pur dianzi giulivo, leggiero, 
Parea lo sfiorasse il mio piè! 
Ramingo, dal suolo nativo 
Me tragge la sorte crudel, 
Qual piuma d’augel fuggitivo 
Sbattuta fra i nembi del' ciel. 
O notti di stelle gemmate, 
Sereni tramonti del di, 
O inéanto dell’albe dorate, 
Il vostro sorriso spari! 
SCENA IL 
Manfredi e Lia appaiono nel terrazzo salendovi dalla parte 
esterna. Lia sventolando un bianco velo ‘saluta il padre che 
parte, mentre si ode una musica marziale che si allontana. 
Manfredi guarda Lia con tenerezza ed Ildebrando dal 
lato opposto della scena li osserva mestamente. 
ILp. (fra sé) 
ki lama! da quel giorno in cui ferito 
Cadde nel bosco, la beltà di Lia 
Contempla ognora in estasi rapito! 
Lia (rivolta verso la campagna, ma quasiparlando seco stessa) 
Ti segua, o padre, per la lunga via 


de. 


20 PARTE 
La mia preghiera... 
Man. Allieta il volto mesto; 
Ei dal Sovrano (2) avrà regale onore, 
Ei tornerà ben presto 
Per me di fauste nuove apportatore. 
Lia Di vostra stirpe i dritti egli difende 
Con cor devoto. (5) Oh sì! nell’amar voi 
La palma al padre mio niun qui contende. (fra sé) 
Man.Al suon de’ detti suoi, 
Allo sguardo, al sorriso, 
Ed al candore del pudico viso, 
Parmi plasmata dalla man di Dio 
A immagin dell’amato angiolo mio! 
Lia (guardando Ildebrando) 
Tristo Ildebrando, pallido, 
Il caro labbro ha muto, 
Più non allieta l’aere 
Il suon del suo liuto. 
Io co’ sospir l’interrogo; 
Me lassa! ei non risponde, 
Ma fugge, ed una lagrima 
Nel mesto ciglio asconde! 
Man. (aLia) Torni la calma, o vergine, 
Sulla tua fronte bella; 
M’è dolce all’alma il sonito 
Di tua gentil favella. 
Fanciulla, in te purissimo 
Raggio di ciel risplende 
E un senso arcano, insolito, 
Più cara a me ti rende. 
ILp. (fra sé guardando Lia e Manfredi) 
Frena i tuoi palpiti 
Misero core! 


(2) Carlo IMI re di Napoli. 


(3) La nobiltà che sola nel regno era consultata dal Monarcà, 
aveva spesso motivi di risentimento per privilegi ingiustamente 
accordati o ingiustamente tolti. Per questo malcontento ebbe 
origine la fazione degli Angioini. Vedi Sismondi, repubbliche 
italiane. Capo LII. 1382. 


TERZA 21 
Spegniti, o infausto 
Foco d’amore. 
Ne andrò lontano 
Dal suol natale, 
Pria che al germano 
Farmi rivale. 
Addio mia patria! 
Addio fratello! 
Sponde incantevoli, 
Natio castello! 
Vivrò com’esule 
Solo, incompianto... 
Un tetro gemito 
Sarà il mio canto! 
Man. Ildebrando. 
LD. ‘Manfredi. 
Man. Ebben, che fai? 
La nostra Lia, nella paterna assenza, 
Tu più d’ogni altro rallegrar potrai 
Co’ lieti detti e col ridente aspetto. 
ILo. Fratello, ognor l’addio della partenza (conimbarazzo) 
Un eco doloroso ha nel mio petto! 
Man. Qual segreto, o Ildebrando, a me tu celi?... 
No, non negarlo! Gia da tempo spera 
La fraterna pietà che lo disveli. 
ILp. Mentir non posso... i 


Man. Ebbene? 

ILp. Una preghiera 
Porger ti debbo... 

Man... Parla... I 

ILp. dini O buon Manfredi, 


Ch’ io varchi il mar concedi; 
Suono nell’alma mia voce divina 
Che m’invita a pugnare in Palestina. (4) 


(4) Dopo l’ultima crociata (anno 1211) molti pontefici fecero 
dei grandi sforzi per indurre i principi cristiani ad una nuova 
crociata; così Nicolò IV, Clemente V. e molti altri. Onde alcuni 
pellegrinaggi furono sovente, e per loro opera intrapresi dai più 
ardenti campioni della fede. 


99 PARTE 
Man. (con entusiasmo) 
Ti seguirò, fratel! 
ILD. No. 
Man. Chi mel viciali 
ILp. Dei nostri monti il Santo Anacoreta. 
» Resti Manfredi in patria, 
»Tu corri all’armi, ei disse. 
Man. -_ E il disse invano! 
ILp. La voce del Signore 
Muove quel labbro arcano. 
Man. Non l’ode l’angiol del fraterno amore! 
Per la gloria e la fé 
E a me caro pugnar, 
Sol per viver con te 
Tenni inerte l’acciar. 
Vuoi del ferro infedel 
Affrontare il furor ? è 
K il mio petto, o fratel, 
Sarà scudo al tuo cor! 
JLp. (fra sè) Corri a morte, o guerrier, 
Ma con fronte seren, 
Pera teco il mister 
Che nascondi nel sen. 
Non turbare al german 
L’amoroso sospir, 
Ed in lido lontan 
Tì fia pace morir ! 
Lia, (fra sè) Dell’aurora d’ amor 
Che allietava i miei di, 
Il felice splendor | 
Ad un punto spari. 
Par che un funebre vel 
Copra il mesto avvenir... 
Madre! o madre dal ciel 
Dammi forza a soffrir! 


(escono di scena agitatissimi) 


TERZA. 23 
SCENA HI, 


Sommità d'un monte. Folti cespugli ed erti massi verdeg- 
gianti d’ellera. In fondo alla scena appaiono le cime di 
altre montagne. A sinistra una caverna; innanzi alla quale 
sorge una croce di legno. 


Eremita. 


Grazie o Signor, che al servo tuo consenti 
In quest ermo ricovero di pace 

Trarre i di estremi. L'onda dei viventi 
S’ agita lungi. L’universo tace, 

E dai sublimi azzurri all’imo lito, 
Segna l’ eterna onnipossente destra 

Il mistero divin dell’ infinito. 

}ome profumo d’umile ginestra 

AI cielo, al ciel t’innalza 

O prece del mio core, 

Chè ogni foresta, ogni deserta balza 
È tempio del Signore ! 


SCENA IV. 


Dolores e detto. 


Dor. (discende lentamente dalla montagna, fa sosta, e gira 
intorno lo sguardo) 
(fra sè)E questo il monte, è questo il Santuario 
Dell’ Eremita. (avvedendosi della presenza di lui) 
Padre, a me concedi 
Che mi prostri a tuoi piedi. (s’inginocchia) 
Ere. Sorgi- fa core, o debil creatura. 
Che a me t'adduca ignoro: 
Ma sia colpa, o sventura, 
Grazie sul capo tuo dal cielo imploro. 
Dot. Ignota al mondo, vedova, 
Dal suol natio lontana, 
Celar è forza agli uomini 
Atroce istoria, arcana. 


2: PARTE 
Ai boschi solitari 
‘ La narro, e al ciel soltanto, 
La nota del mio canto | 
E nota di dolor! 
Ere. Qual'è la patria tua! 
DoL. Spaguola io sonoe 
Ere.Della mia terra! ed esule infelice 
Forse fuggisti 1’ abborrito trono? 
Dor.Il mio segreto è sol palese al cielo, 
Onde a te, suo ministro, io lo rivelo. 
 Nacqui dal nobile 
Jago in Castiglia 
Caro alla patria inviso all’empio re. (5). 
Un suo satellite, 
Di mia famiglia 
Compiè l’eccidio e sposa sua mi fè. 
Ma il dì che, misera, 
Io tutta appresi 
L'immane storia che m’era ignota ancor, 
Mille nequizie 
Mi fur palesi, 
Ed il mio talamo mi fè spavento e orror! 
Quel giorno il popolo 
Sorse rubello, 
E i suoi carnefici a morte ria dannò! (6) 
Cinto d’assedio 
Il mio castello 
Tra fiamme orribili combusto al suol crollò. 
Fui quasi esanime 
Sottratta a: morte 
Dal braccio impavido d’un servo mio fedel. 
Perì fra i vortici 
Col mio consorte, 
Mia figlia, l’angelo, che mi serbava il ciel! 
(5) Pietro di Castiglia detto il Crudele. Molti grandi del regno 
congiurarono contro di lui ed egli li fece trucidare. 


(6) Vedi nota antecedente N. 1. 


(N°) 
(1a 


TERZA 
Egr. Deh! cessa i mesti accenti... 
Non lagrimar così; 
Lassù de’ tuoi tormenti 
Avrai compenso un .di. 
(l’osserva nel volto, quindi esclama) 
Il nome tuo? 
DoL. | ‘Dolores. 
ERE. Gran Dio! 
Lascia ch’io ti ravvisi... è vero... è vero... 
Tu sei la figlia dell'amico mio. 
E me non riconosci? Io son Gualtiero, 
DoL. (con meraviglia) 
Gualtiero? e creder deggio agli occhi miei? 
Tu si canuto?... si rigoroso il volto? 
In saio umil ravvolto 
Tu ricco eroe di giostre e di tornei? 
ERE. Sì, son’io che la sventura 
Con crudeli vicende colpi; 
Una legge ingiusta e dura 
Dal mio suolo natal mi bandì. 
Tì ritrovo, e ai di felici (a Dolores) 
Va la mente. coll’ ali d’ amor, 
E riveggo i dolci amici 
E la terra diletta al mio cor! 
Dot. A quest’ antro benedetto 
Un benefico Dio mi guidò; 
L’alma affranta, al tuo cospetto 
-.D’ una gioia insperata brillò. 
Della mia solinga vita 
Quasi parmi cangiato il destin; 
Oh! la tua paterna aita 
Su me scende qual raggio divin! 
Ere. Dimmi, ad alcuno è il nome tuo palese? 
DoL.Il tacqui sempre. 
ERE. Un prence valoroso 
E signor del paese... — 
(si ode un lontano squillar: di corni) 
Il rumor delle caccie odi, o Dolores; 


26 PARTE 
Fi certo è là; fra tutti il più prestante, 
ll più gagliardo cavalier; riposo 
Sotto il suo usbergo troverai secura 
Alla tua vita errante 
E al lungo imperversar-della sventura. 
Dot. (interrompendolo) 
Manfredi è desso; un di ferito a morte 
Cadde in alpestre loco, e lo salvai!... (con voce 
Un voto al ciel mi lega... a Dio giurai sommessa) 
Pura serbarmi da terreno affetto... 
Ere. Ebbene? 
Dot. Il troppo debole mio core 
Trema... lo fugge... 
ERE. E che paventa? 
Dot. Amore! 


Ere. Alcun s’ appressa... asconditi, 
(Dolores entra nella caverna. L’Eremita s’asside presso Ia croce) 


SCENA V. 


Eremita, quindi Manfredi. 


Ere. Ami Manfredi, o misera, 
Ed egli ha in cor la giovinetta sia 
Forse sarà suo sposo, 
. Ed Ildebrando alla diletta patria 
S' invola — il generoso! 
Perchè rivale “al suo fratel non sia. 
(Manfredi entra in scena col capo chino e le braccia conserte 
come uomo immerso in profonde meditazioni) 
Iddio sia teco, o ‘prode cavalier. 
Man. Padre, turbata ho Vl alma; 
Rendermi pace e calma 
E solo in tuo poter. 
Diletto a me più d’ogni cosa in terra 
È il fratello lidebrando, e bene il sai. 
Corti d’ amor, tornei, glorie di guerra 
Per vivere con esso abbandonai. 
Perchè vuoi tu ch’ egli mi lasci, e solo 
Corra a pugnar.lungi dal patrio suolo? : 


TERZA 97 
Ere. Affida il cielo, o prence, alla tua spada 
La pace e il ben della natia contrada: 
Partir non puoi, (con insinuazione) 
T° attende innanzi all’ ara 
«La donna del tuo cor, 
Man. Sacro vegliardo, 
Le rose d’imeneo fugge il mio sguardo. 
Erk.Negar vorresti che un’ imagin cara 
Sempre hai dinanzi?... 


Man. cedeta 

Erg. Si! 

Man. Ma chi t apprese 
L’arcan che ascondo? 

ERE. Tutto è a me palese. 


Man.Ebbene, è ver! la Dea del mio pensiero 
Come un’ aerea vision m’ apparve 
Un solo istante, e cinta di mistero 
Mi salvo dalla morte e poi disparve. 

Erek.La sua patria ? Il suo nome? (con impaziente ansietà) 

Man. L’ ignoro. 

Ere. E tu l’ami? | 

Man. Qual nume 1’ adoro! 

Ere. Ciel, che ascolto! I 

Man. - Darei la mia vita 
Per poterle svelare il mio amor. 

Ere. Quella donna vagante e romita 

Di virtude è un purissimo fior. 

. Man.A te noto è il suo nome? Poss’ io 
Rivederla? prostrarmi al suo piè? 

Ere. A un sol patto... 

Man. L’imponi. 

ERE. Pel Dio 
Che ne ascolta, darai la tua fè * 
Che a te sempre fia sacro l’ arcano 
‘ De’ passati innocenti suoi di? 

Man. Tel prometto! 

ERE. Alla nobil sua mano, 
O Manfredi, la sorte ti uni! 
Chiamo il. ciel testimone al mio giuro 


28 

MAN. 
ERE. 
Man. 


ERE. 


Man. 
ERE. 


Man. 
ERE. 


DoL. 
Man. 


Dot. 


MAN. 


PARTE 
Che ha sua stirpe un avito splendor... 
Ch’ essa t’ ama... 
Oh qual gioia!» 
E securo 
Puoi fidarle il tuo nome e il tuo cor. 
(con impazienza) 
M° adduci a lei... 
(fissandolo in volto solennemente) 
Ma chieder deggio pria 
Per un illustre cavaliere in sposa 
La giovinetta Lia. 
S'ei n’è degno, tal nuova avventurosa 
A l'ulco io stesso scriverò. 
(con intenzione) Consenti 
Con lieto core? | 
To i. sì | 
Del tuo fratello 
Dunque sia donna, e i di calmi e ridenti 
Trarrete insieme nel natio castello, 
Nè partirà - (chiamando) Dolores. 


SCENA VI. 


Bolores e detti. 


Ciel! 
M'è dato 
L’angiolo riveder dei giorni miei? 
(fra sè) 
Mi trema il cor! 
Le angosce del passato 
Tutte obliar tu dei. 
No, non sdegnarti, ascoltami, 
Cedi alla mia preghiera! 
Nel mio castel, deh! seguimi, 
O nobile straniera. 
Paggi, guerrieri e sudditi 
Avrai devoti al pi, 
E nelle tue mestizie, 
Io piangerò con te. 


Doc. Padre, che far degg’ io? (all’ Eremita) 


TERZA 29 

Ere. (Dolores s’inginocchia) Ti prostra e prega. 

O Dio, che il cor di quest’afflitta vedi, 

Porgi alla voce mia pietoso ascolto, 

E pace a lei concedì. 

Il sacro voto che al Signor ti lega, (a Dolores) 

O figlia, è omai disciolto! 

(Dolores si rialza giubilante) 

Man.Il nostro amor più non contende Iddio !( con givia) 

Meco verrai Dolores? 
Dot. Manfredi, arbitro sei del viver mio. 
Man. (fa squillare îl corno che gli pende dal fianco, varie 

grombe rispondono da lontano) 

Odi, il festoso sonito (a Dolores) 

Per monti e per convalli or si ripete; 

Ad onorarti giungono 

Pel mio richiamo qui le turbe liete. 


SCENA VII. 


Cavalieri e Dame in costume da caccia, Paggi. 
Arcieri, Montanari e Pastorelle 
che giungono da ogni parte e detti. 

GUERRIERI, PAGGI, DAME, Ecc. 

Del nostro principe 
S’ode la tromba, 
Giulivo sonito 
L’etra rimbomba. 

Di gioia esultino 
Case e castella! 
Egli ne appella, 
Lieti accorriam ! 

Man. Tutti m’udite. Un dì ferito a morte 
Fra l’erte rupi io caddi, e numeroso 
Era il nemico ed il mio brando infranto. 
Ma d’ogni acciar più forte 
E d’ogni usbergo, un angelo pietoso 
Appari sopra il monte, ed il suo canto 
Disarmò quei ribaldi! A voi presente 
E la celeste creatura. 

(conducendo Dolores per mano nel davanti del proscenio) 


30 PARTE TERZA 
Ad essa: |» 
Qui testimoni tutti io fo promessa 
Di consacrare e braccio, e core e mente. 
GUERRIERI, PAGGI, DAME. Ecc. 
Onore e' gloria 
Alla più splendida, 
Alla più fausta 
Fra le helta! 
Garzoni e vergini 
Di rose candide 
Le strade infiorino 
Che scorrerà! 
Ere.A Lui che i gemiti del cor misura, 
Ch’è solo balsamo d’ ogni sventura, 
Al Giusto, al Santo, s' innalzi un canto, 
Ne’ templi il popolo sue lodi inneggi, 
Il bronzo echeggi s’ incensi il ciel! 
Dot. (fra sé) Dolce è il martirio 
Che da sì nobil palma! 
Di gioia un’ estasi 
Gran Dio, m’inebria 1’ alma! 
Tutto è letizia! 
Tutto è splendor! 
Inonda l’aere 
La luce dell’ amor! 
Man. (frasé) Qual lieve zeffiro , 
Un placido sorriso 
Move le pallide 
Rose del.suo bel viso. 
E con l’angelico 
Sguardo seren, 
Risponde al palpito 
Che esulta nel mio sen! 
Ere. Caro è all’ Eterno chi la man distende 
All’ innocente oppresso dal dolor! 
La grazia del Signor su lui discende. 
TUTTI Lode al Signor! | 
(Cala la tela) 


FINE DELLA PARTE TERZA. 


PARTE QUARTA 


— a per 


SCENA PRIMA. 


Giardino nel castello di Manfredi: addobbato a festa. A sini- 
stra il prospetto dell’ interno del castello con la gran 
porta d’ingresso verso il fondo della scena, e sul davanti 
una scala coverta di ellere e di fiori che da nel terrazzo 
di Lia. In fondo è il ponte levatoio. Più lungi monti e 
campagna. È notte. Il ponte levatoio è alzato. 


Dolores sola. 


Splendon le stelle ancora, 
E da me fugge il sonno. Il cor festante 
.. Palpita e adora! 
A lui per sempre unita... 
Felicita di ciel! col dolce amante 
Trarre la vita! 
O profumi dell’ aere, 
Luce arcana degli astri, 
O securi silenzi 
Del castello ospital! 
Dileguate l’immagine 
Dei passati disastri, 
E il desio melanconico 
Della terra natal! 
(rivolgendo lo squardo al cielo) 
S'io son felice, o figlia, mel perdoni? 
Meco seguisti la penosa via 
Invisibil compagna al mio dolore, 
E credi forse che il materno core 
Or t' abbandoni? 
Rispondimi dal cielo... 


Sera PARTE 
SCENA II. 


Lia di dentro e detta. 


Lia O madre mia! 
Doc. (cadendo in ginocchio) | 
Gran Dio! Gran Dio che ascolto! . - 
E dessa!... a me risponde 
Quell’angelo divino! il suo bel volto 
In seno all’aure asconde... 
Lia (cantando) Pria che risplendano 
D’imen le faci, 
Un sacro cantico 
Rivolgo a te. 
(comincia ad albeggiare) 
Priva dei teneri 
Materni baci, 
Sempre dell’ orfana 
E incerto il piè! 
Dot. (rialzandosi) 
O vana illusion! mendace incanto! 
È Lia che inalza una preghiera, un canto. 
Al nome, agli anni, la mia Lia somiglia, 
Ma ohimè! non è mia figlia! 
(col massimo dolore) | 
Iddio la tolse al mio materno amore, 
Nè in questa terra la vedrò mai più! 
Pur, qual profumo dell’estinto fiore, 
Il canto ch’ odo ha un’ immortal virtù. 
Lia (segueit. Sposa l’etereo 
canto) Celeste riso 
Al raggio roseo 
Che in cielo appar! 
Deh! co’ tuoi angioli, 
Dal paradiso ati 
Scendi e accompagnami . 
Al sacro altar. 
(Lia sì affaccia al terrazzo e scende nel giardino) 


QUARTA 55 


DoL.0 Lia! | 
Lia Dolores, tu vegliavi? , 
Do. (movendole incontro) Stringerti 
Fra le mie braccia bramo! 
Lia (abbracciandola teneramente) 
Come una madre io t' amo! 
Son pochi dì soltanto 
Che ci lega amistade, e a te d’accanto 
_ M’è dolce essere ognor! 
Do. | Se la mia Lia, 
Già fatta angiolo in ciel, spirasse ancora 
| L’aure di vita, a te simil saria! 
‘lo ti guardo... ti ascolto... e pur talora 
Esulta il core travagliato e stanco, 
Quasi io mi fossi di mia figlia al fianco. 
2 Un dolce palpito, 
A te d’appresso 
Le arcane m’agita 
Fibre del cor! 
Celeste è il gaudio 
Che in questo amplesso, 
M’inebria l’anima 
D'un santo ardor! ’ 
(Uno squillo di tromba annunzia l'aurora. Il ponte leva- 
. toio si abbassa e s’ode la campana del tempio) 


Lia E V’alba, al sacro rito si prepara 


Il tempio ed il castello. 
Dot. | Andiamo, o cara. 
(entrano nel castello) 


SCENA Ill 


14 | Cavalieri, Dame e Popolo traversando il ponte 
‘levatoio si fermano sotto il terrazzo di Lia. 


Tutti Scioglietevi dal sonno, o belle spose; 
Dell’ alba il venticel 
Fa risvegliar le rose 
Sopra il dormente stel. 


Dolores 


Teo Snia te 
dA 
DE sr 


MELLA 


34 PARTE 


Le vaghe piume librano Î 
Al raggio degli albori © w- È 
Gli augei canori. Ri 
Già le belanti mandrie fi: 
Rimontano felici 
L’erte pendici, 
E cento vele candide Li 
Salutano dal mare "i 
Il di che appare. 
Scioglietevi dal sonno, o belle spose, 
Dell’alba il venticel 
Fa risvegliar le rose 
Sopra il dormente stel. 
Riflette l'onda limpida 
La sorridente aurora; 
Il ciel s’indora. di 
Della rugiada tremula 
Sui verdi prati brilla 
L’argentea stilla, 
E le farfalle intrecciano 
Nel padiglion dei fiori 
Danze ed amori. 
Scioglietevi dal sonno, ecc. 


SCENA IV. R° 
Eremita e detti, quindi Ubaldo. | / 0/0 
Il giorno è in tutto il suo splendore. è 


Erk. (venendo dal ponte levatoio) 
La pace sia con voi, veggo il contento 
Sopra ogni volto e son ben lieto anch’ io! »* 
Oggi si compie col voler di Dio 
Un fausto evento. 
leri al vicin paese 
Il Pontefice (7) giunse. A lui ‘palese 


(7) Urbano VI che aveva lasciato Roma per venire in Napoli a 
governare lo stato, onde poi l'assedio di Nocera - anno 1384. 


Mi” 


i QUARTA ‘65 
E il duplice connubio; 
Gli sposi ei benedisse. 
Usa. (uscendo dalla porta del castello) 
Inaspettato, 
O amici, al signor mio venne un messaggio: 
Per inattesi ostacoli 
Protrarre a Fulco-è d’uopo il suo viaggio. 
— L’imeneo di sua figlia e d’ Ildebrando 
AI ritorno di lui fia celebrato. 
Ma di Manfredi intanto 
È, Sl faran gli sponsali. 
> Erg. Il lieto bando 
; Udiste degli araldi? e ricchi e poveri 
9 Il prence vostro al suo castello invita, 
Per tre di vi sarà corte bandita. 


Turi Ciascun l’ udì 


Ei ne invita a goder, 
Saran tre di 
Destinati al piacer! (entrano nel castello) 


SCENA V. 


9 ri Gran sala ornata di bandiere e di stemmi intrecciati con 


festoni di fiori. Nel fondo a destra sorge l’altare in cui 


“i risplendono i ceri ardenti e fumano gli incensi. 


ci ca) " 


Le trombe lontane annunziano l’ avvicinarsi del corteggio nu- 
ziale. - L’Eremita seguito dal Clero attende sui gradini 
dell’altare gli sposi. Il Popolo accorre d’ogni parte. Il corteo 
è preceduto dai trombettieri, dagli araldi e dalle guardie 
del castello divise in drappelli con gli ufficiali e le bandiere. 
Quindi i paggi portanti i doni della fidanzata, e le fanciulle 
che spargono fiori. Gli sposi, Mamfredi e Dolores. 
collo splendido costume di nozze, sono seguiti da Ilde- 
brando e da Lia, e da una folla di Dame, di Cavalieri 
e di Menestrelli. 


DONNE DEL PoPoLO (all’appressarsi degli sposi) 
1e Ecco appar 
La vaga sposa avvolta in bianco vel. 
Pa All’altar | 
Procedi lieta e ti sorrida il ciel! 


i i 
ù Tea Lal 


st 
7 


36 PARTE 
4,e Sia per te. 
Eterna gioia la giurata fè. 
TUTTO IL POPOLO 
Su cantiam! esultiam! 
Che beltade e valor 
Stringe il nodo d’amor! 
(gli sposi son già presso all'altare) 
Ere. S’innalzi una preghiera al Re dei ciel. 
Prostratevi, o fedeli! 
(tutti si prostrano meno l’Eremita) 
Lode a te creator delle sfere, 
Oceano di luce infinita! 
La tua destra soccorre ed addita 
Agli erranti il celeste cammin. 
Padre nostro, Signore dei re, 
TUTTI Lode a te! 
Enk. Mentre reggi con equa misura 
Gli astri e il sole rotanti nei cieli, 
Dalle zolle fai sorger gli steli, 
All’argilla dai soffio divin! 
Padre nostro, Signore del re, 
Torti ‘ Lode a te! 
Ere. Tu sol guidi dei secoli l’ onda, 
Che trascorre a’ tuoi piedi veloce. 
Mòvi il ciglio, e ammutisce la voce 
‘Onde muggono i venti ed ib mar. 
Padre nostro, Signore dei re, 
TUTTI Lode a te! 
Ere... Per sottrarre alla notte profonda 
Dell’errore l’umana genia, 
Ti sei fatto, o figliuol di Maria, 
Ostia viva sul mistico allar! 
Padre nostro, Signore del re, 
TUTTI Lode a te! | 
(incomincia il rito. Si odono le armome dell'organo) 
Man. e Dot. (a due) 
La dolce melodia, 
I lievi incensi e l’ara che m’attende 


CDI 


md 


QUARTA 
Sembranmi un'divin sogno! e Valma mia 
Le caste gioie de’ celesti apprende! 
Ere. (a Manfredi con voce solenne) 
Prostrato innanzi al Dio dei padri tuoi, 
In maritale indissolubil vincolo, 
A Dolores, Manfredi unir ti vuoi? 
E manterrai fino all’estremo di 
Immacolata la tua fede? . 
Manto, SÌ. 
Erz."(a Dolores) 
E tu prometti obbedienza, amore, 
Al tuo sposo e signore? 
E manterrai fino all’estremo di 
Immacolata la tua fede? 
Doxa, SI. 
IMRE. (Denedicendo l'anello nuziale cheun paggio gli presenta 
sopra un vassoio d’oro) 
Il nuziale anello 
ù | Al vostro nodo fia sacro suggello. 
(Manfredi pone l'anello in dito a Dolores) 


g È — Vunisco in matrimonio. - 

Li : (da loro la benedizione nuziale) 
Serbate puri, o figli, i vostri affetti 
E siate benedetti! 


di © SCENA VI. 
# | Fulco e detti. 
» Squilli di tromba. Tutti si rivolgono verso il fondo della scena. 


Fulco giunge velocemente. 


Lia Mio padre! (correndogli incontro ed abbracciandole) 
Man. (con gioia) Fulco!... 
Dame. Cav. e Pop. Il genitor di. Lia! 
FuL. (a Manfredi) 
Prence! (a tutti) 
Signori! 


Lp. (a Fulco abbracciandolo) 
Abbracciami! 


38 PARTE 
Fur. Il mio corsiero divorò la via, 
Pur tardi io giungo... va ; 
Man. (interrompendolo) In lieto istante! Sposa 
i; (presentando Fulco a Dolores) 
E a te dinanzi degli amici miei 
Il più diletto... un’alma generosa! 
FuL. (inchinandosi) 
Mi prostro al pié di lei 
Che farà del mio prence i di felici... 
Dot. (riconoscendo Fulco si allontana con un grido di terrore) 
An! 
l'uL. Dolores! (con sorpresa) 
Man. Ebben?! (con sorpresa a Ful. e Dolores) 
DAME e Cav. (fra loro) Che avvenne?! 
DoL. (appressandosi sempre più spaventata all’ Eremita) 
l Orror! 
E desso... è desso! (quindi come se tornasse in sè 
stessadopo un delirio, sislanciafrale braccia di Lia colla 
massimaeffusione d'affetto) Figlia ! 


Man... Ahimè, che dici?! _. 


TurTIStrano mistero! 
Man. Mi si agghiaccia il cor! 

(Dolores è fra le braccia di Lia. L’Eremita trae in di- 
sparte Fulco. Manfredi ed Ildebrando osservano con sor- 
presa ogni atto di Dolores e di Fulco. Le dame, è cava- 
lieri ed il popolo formano vari gruppi) 

Ere. (a Fulco sommessamente) 

Empio Idalgo! da te fia salvato 
LL’avvenir della figlia innocente, 

. Ol’ obbrobrio del sangue versato, 
Sul suo vergine capo cadrà! 
Negar dei d’esser padre obliare 
La tua sposa, e da questa dolente 
Che ti sciolga la chiesa implorare, 
E troncato quel nodo sarà. (8) 


— 


ORE IR Po APRI MI RIN 
(8) La potestà della Chiesa fino dagli antichissimi tempi annul- 
lava i matrimoni contratti per violenza, per inganno, o con 
altra condizione che fosse impedimento canonico, o dirimente. 


DI 


& 


QUARTA 39 
Fot. (fra sé) 
[o sperai che gli antichi delitti 
Cancellato m’avesse il Signore. 
lo sperai nel perdon dei trafitti; 
Fu per l’alma conforto la fè. 
Grande Iddio, se svelato a costoro 
E il mio nome, d’affetti e d'onore 
Fatta indegna, la figlia che adoro 
Piomberaà nell’abisso con me! 
Man. (fra sé) ILp. (fra sé) 
Lia sua figlia! quel vincol fatale 
Come spettro mi sorge dinante! . 
O sventura! cangiato in rivale 
Quasi parmi 
E a Manfredi 
O sventura! essa fugge il vegliardo, 
E la veggo atterrita e tremante, 
Mentre al suolo egli china lo sguardo 
Come un reo fulminato dal ciel! 
Doc. (fra sé) 
Già l'arcano dell’onta è svelato! 
Scegli, o cor, tra l’infamia e la morte. 
Egli vive... quel mostro esecrato! 
O Manfredi, è delitto il mio amor! 
Dirti sposo al mio labbro non lice. 
O tremendo rigor della sorte! 
Su mia figlia sì pura e felice 
| Veggo gia Vignominia e il rossor! 
Lia In un mar \empestoso d’affetti 
Si sommerge la mente smarrita!.., 
Guardo intorno e dagli ilari aspetti 
Il festante sorriso spari! 
Di mia madre si schiuse l’avello 
E risorse raggiante di vita. 
Ma legata a un imene novello 
Agli attoniti sguardi appari! 


l’amico fedel! 


A PARTE 
DAME, CaAvaLIERI e PopoLo 
Si nasconde di colpe un: arcano 
Nel terror delle tronche parole. 
Ah! che incauto sull’ara la mano 
Ne All’ignota straniera donò! 
“a Parmi un nembo si stenda sul cielo 
E si oscuri la faccia del sole! 
Forse Iddio della sposa sul velo 
Il tremendo anatema scagliò! 
FuL. (appressandosi a Dolores) 
Dolores! 
DoL. (sommessamente minacciosa) 
Taci, o a tutti fia palese 
]l nome tuo! 
FuL. (minaccioso anch'egli, sommessamente) 
No, nol farai, Dolores! ] 
DoL. (levando la voce ed additando Fulco) 
Costui... 
FuL. (atterrito) Deh! taci! 
DoL. (quasi fuori di sé) Sì, costui m’offese 
Negli affetti più cari! 
Man. (a Dolores) Ogni mistero 
Fia che riveli. Se di Lia sei madre 
Fulco è tuo sposo? ebben, rispondi... 
DOoL. (combattuta da una guerra d’affetti, e quasi atterrita 
da quelle parole si allontana da Fulco, guardandolo 
con orrore, e stringendo fra le braccia la figlia) 


Eil... no!! 
No!! 
i FuL. (a Manfredi) 
Mio signore... il vero, 
A Il ver ti svelerò. (agitatissimo) 
% SIL 
x __ (fra sé) Per salvarti, o mia Lia, 
A Mentir m’è duopo... perderti!... tuo padre 


è, Piu non sarò! trarrò la vita mia 
È Da te forse spregiato! | 
. E la mia sposa ad altro sposo allato 
% To rivedrò... 
% 


QUARTA 4 
Turti (sommessamente) 
Che dice mai 
FuL. (sempre fra sé)  L’estremo 
Sacrificio si compia! a una pietosa 
Menzogna il labbro io schiudo! 
DAME, Cavi, e PopoLo si e Ei freme! 
Dot. (fra sé) Io tremo! 
Man. (a Fulco) 
Tua sposa è Jess? 
Fur. (con rassegnazione penosamente simulata) 
Essa non è mia sposa! 
(movimento generale) 
Nemico al suo consorte, 
Urudel vendetta, gli rapii la figlia... 
Ora egli dorme il sonno della morte. 
Pentito, ahimè! dalle canute ciglia 
Versai tal pianto, e amai di tale affetto 
(additando Lia) 
Quella fanciulla, che sembrommi il cielo 
Mi perdonasse! In questo di di gaudio 
Ogni mia colpa io svelo! 
(a Dolores) | 
M’abborri, o casta donna, e n’ hai buon drittol... 
Vedi... io son vecchio... e il mio rimorso è seritlo 
Su queste guancie lagrimose. Iddio 
È testimone al pentimento mio! 
(s'inginocchia ai piedi di Dolores) 
Dolores, mi perdoni? 
Enk. (a Dolores) * Ebben? 
Man. (invitandola al perdono) Dolores? 
Dot. (fra sè) 
O padre mio! fratelli! insanguinate 
Ombre inulte! 


LIA Di lui, di lui pietate! 
ILp. Ei piange... 

TUTTI Ei piange... 

LIA 0 padre! 


FuL. (interrompendola con voce straziante) A no, non séi, 
Dolores 4 


42 PARTE QUARTA 
Non sei mia figlia! | 
(@ Dolores) Vedi? afflitto e prono 
Sconto i delitti miei! 
Man. (a Dolores) 
Grazia! 
ILp. Grazia al suo pianto! 
Doc. (volge gli occhi al cielo come implorando consiglio, 
quindi cede all’insistente preghiera di tutti) 
Io gli perdono! 
MAN. (con gioia) 
Torni in tutti la gioia! un lieto suono 
Risponda alla parola del perdono! 
(st uniscono alle voci festanti del popolo gli inni di gioia. Le 
bandiere sventolano e la folla si avvia esultante al castello.) 
TurtI Su, cantiam —- ed esultiam festosi, 
Agli sposi — arride fausto amor. 
Su, cantiam. - Fra gli ilari concenti 
Vòti ardenti — al cielo erga ogni cor! 


FINE DELLA PARTE QUARTA. 


PARTE QUINTA 


SCENA PRIMA. 


Giardino del castello - scena dell’atto precedente. Il cielo è 
oscuro. Una sola finestra del castello è illuminata, quella 
della stanza di Lia. (Suona mezzanotte.) 


Fulco solo. 


Cessar le danze e 1 cantici, 
E nelle oscure sale 
Omai regna il silenzio... 
Pensier d’ inferno! un brivido m’assale! 
Lì veggo sorridenti... ebbri d’amore 
Muovere al dolce talamo! 
Nodo i baci... i sospiri... Ah! maledetto, 
Maledetto in eterno il nome mio! 
Maledetta la fe’ larva del core! 
Piombi su me la folgore di Dio! 
Frangiti o vil mio petto! 
Schiuditi o averno, e nell’ istante istesso 
Le mie bestemmie inghiotti e il loro amplesso! 
(Squaina il pugnale e vi fissa lo squardo) 
O ferro aguzzato 
Che splendi al mio sguardo, 
Vent’ anni d'inerzia 
Than fatto codardo? 
Il vedi? esecrato 
Dal mondo e dal ciel 
Ti sveglio!... soccorrimi, 
O amico fedell 
(Corre come forsennato verso la porta del Castello, giunto 
al primo gradino della scalinata sì arresta vedendo 
Dolores) 


“A PARTE 
SCENA IL 


Dolores si avanza lentamente: è pallidissima. 


Dor. Un colloquio ti promisi 


E non manco, ebben, che-chiedi? (con meraviglia) 
Fu. Qui Dolores! (dopo un istante di silenzio riprende 


con ironia) T° ho involato 
Alle braccia di Manfredi? 
Lo splendor de’ tuoi sorrisi 
Egli attende... 


\ 


DoL. Sciagurato! (interrompendolo) 


Ed oblii che le tue lagrime 
Qui bagnarono il mio piè ? 
Il perdon de’ tuoi delitti 
Mi chiedesti e... perdonai. 
FuL. Il perdon d’una spergiura 
Io disprezzo! è troppo omai! 
Tutti inganni, e nuovi dritti 
Colla fronte alta e secura 
Ti fan manto, o vile adultera, 
Per tradire onore e fé. 
DoL. Taci! deh taci! la perfida offesa 
No, non mi tange! Rifulge il mio onor 
Gemma celeste, nè cerca difesa, 
Nè gli fa velo il sospiro d’amor! 
Tu mi togliesti al castello natale 
Ove scorrevan sereni i miei di, 
E la tua man con occulto pugnale 
I miei fratelli, mio padre colpi. 
Quella tua destra di sangue fumante 
L’anel di sposo sull’ ara mi dié. 
Dallo scoccar dell’orribile istante 
L’onta del nome divido con te! 
Fur. (afferrando la mano di Dolores con impeto d’affetto) 
Modi, Dolores, 
La notte è oscura 
Né temo insidia 
DI sguardo umano. 


Viel 
UE pae 
a 


7 QUINTA 
Vieni, involiamoci 
Da queste mura... 
(Dolores vuol respingerto) 
Ah no! resistermi 
Presumi invano! 
Dot. (sforzandosi di svincolarsi) 
Scostati ! scostati! 


FuL. Vieni, fuggiamo ! 
Dot. Sì vil proposito, 
Stolto, che val? 
FuL. Sei mia, deh! seguimi, 
. Dor. T° aborro! 
FuL. | Io t amo! 
E vo’ contenderti al mio rival! 
Dot. Questo cadavere 


Teco trascina ; 
Ebben, si compia 
' Tal opra real 
Cada l’ infamia 
Sulla meschina, 
(additandogli la stanza di Lia) 


Fur. O ciel! (commosso) 


Dot. Che il tempio 
Sposa attendea ! 
Chiesi a un venefico 
Liquor la morte, 
Ed essa... 
FuL. (con terrore) Ah! 
(mostrandogli 11 pallore del volto con un mesto sorriso) 
BEE -. Gelida 
Su me posò. 
Or fuggi, è splendida 
Di Lia la sorte 
Du Ed 10... 
FuL. Dolores! (con voce di pianto) 
Dot. Pura morrò! 


45 


(Dolores rientra rapidamente nel castello. Egli resta un istante 


col volto fra le mani, poi cade in ginocchio) 


IRPI UFE È Ò 
va 14 * kh 
do Vr A 

La: } mae 


46 PARTE 
Fuc. Pietà, pietà, Signore! 
Imploro il tuo perdono; 
Un vil rettile io sono, 
Essa è un angiol di luce e di candore! 


SCENA III. 


L’Eremita giunge a gran passi dal ponte. Si avvicina 
a Fulco e gli pone la destra sul capo. 


Fulco, e PEremita. 


Ere. Il pentimento fia divin lavacro 
Alle tue colpe; or m° odi. Al gran Vicario 
Di Cristo mi prostrai, miei voti accolse, 
È con decreto onnipossente e sacro 
Il tuo legame marital disciolse. (9) 
FuL. aiioi con meraviglia) 
O padre, il ver tu dici? 
Ere. SI, ma tu fremi e figgi in me gli sguardi 
Di lagrime coperti ? 
FuL.(con doloroso rimorso) I di felici 
Trarre potria senza rossore!... è tardi! 
ERE. (con spavento) 
Che! i 
Fu. Va... corri! 
ERE. Gran Dio! î 
Fut. Là... nel castello 
Essa è spirante ! 
ERE. Ahimè! 
Fut. Dille che io moro 
E il suo perdono imploro!... 


O figlia, addio !(volge un rapido sguardo alla stanza 
di Lia indi corre al ponte levatoio e si precipita nel 


fosso del castello. | 
Ere.Fulco! T’arresta ! Ciel! 


(9) Vedi le note precedenti (N. 7 e: 8) 


QUINTA 4T 
SCENA IV. 


Stanza nuziale di Manfredi, illuminata da lampade sospese. 
Nel fondo il talamo, a sinistra un balcone, a destra un 
piccolo oratorio che si chiude con un arazzo. 


Bolores sola, entra da un uscio segreto, quindi Manfredi. 


Tutto è finito! Dolcemente scende 
AllValma travagliata 
Della morte il pensier! Fu un soffio rapido 
Come il sospir, la mia mortal giornata! 
Quante dure vicende! 
O Vergine Maria 
Guardami, che il tuo volto a me sorrida 
Povera suicida! 
L’ ora dell’ agonia 
Rapida già s° appressa! 
(Entra mell’Oratorio e s'inginocchia. Manfredi sopraggiunge) 
Man. (guardandola con amore) 
, Essa prega. Al Signore erge dell’alma 
L’ innocente sospir. La genuflessa 
Ha mesto il volto, ma in soave calma 
Appar sopita. O casta sposa mia! 
Da me turbato il tuo pregar non sia! 
(abbassa l’arazzo che chiude l'oratorio) 
Come la lieve mormora 
Aura d’azzurra sera, 
Sul labbro suo purissimo 
Il suon della preghiera! 
Un fior tu sei che tremula 
Sopra divino stel. 
Qui ti portaron gli angeli 
Ed è tua patria il ciel. 
O sacro obietto 
Del mio pensier 
Muto io rispetto 
Il tuo mister! 
Secura fè 
Riposi in te. 


48 PARTE 


Quella tua fronte candida 
Che impallidi il dolor, 
Splender di rai più fulgidi 
Vedrò giuliva ancor! 
(Sì avvicina all'oratorio e prende per mano Dolores che è 
ancora prostrata) I 
Deh, sorgi, o mia Dolores! 

Dor. Manfredi! 

Man. Il Dio che preghi, al nostro' core 
Dischiuse oggi il suo tempio; 3 
Più d’una prece è sacro il nostro amore! 

DoL. Presso di me tu sei! mortal possanza 
Non v'ha più in terra che strappar mi possa 
Dal fianco tuo! mercè, Signor! compita 
Veggo l'estrema mia dolce speranza! 

AI’ anima commossa 
Sorride alfin (ma tardi, ohiméè!) la vita. 
Man. (attirandola fra le sue braccia) 
Soli noi siamo... abbracciami 
0) desiata sposa! 
E quel tuo volto pallido 
Su questo sen riposa. 
Ch'io baci, o mio bell’ angiolo, 
L'onda del nero crin, 
E ch'io respiri l'alito 
Del labbro tuo divin! 
Do. 0 me beata! o estasi 
De’ suoi sospiri ardenti! 
O melodia dolcissima 
De’ più soavi accenti! 
Parmi che l’alma libera 
D’ ogni terrestre vel 
Si libri fra l’eteree 
Felicità del Ciel! | 
(cadendo quasi fuori di sè fra ‘le braccia di Manfredi 
emette un gemito di dolore) | 
Ohimè! 
Man. Gran Dio! Dolores! 


x 


«2, 


QUINTA 49 
Dot. (Vincendo la sofferenza che prova e dolcemente 
sorridendogli) 
No, non temer! 
Man. | Che hai? 
Doc. Oggi da troppi palpiti 
Fui travagliata... il sal... 
Man. Tu soffri... Si 
Dot. Ah no! Deh! parlami... 
Mami? 
Man. . Adorato ben! 
DoL. Dimmi che m’ami... ah! dimmelo! 
Deh! stringimi al tuo sen.. 
(le mancano fiv ante le forze) 
Man.Sposa mia! Sposa mia... 
DoL. (con dolce voce) +. Manfredi, ascolta, 
E il forte cor prepara 
Ad un colpo crudel... anco una volta 
M'abbraccia... o mio Manfredi... 
Man. AR! 
. Dot. Se t’è cara 
La mia memoria rassegnato aspetta 
Che giunga dei tuoi di l’istante estremo... 
E in ciel ci rivedremo! 
Man.Ah! taci per pietà! 
Dor. (additando la porta). Corri... t'affretta... 
Sento fuggir la vita... , 
E Vo’ riveder mia figlia ! 
| , . Man, (gridando disperatamente) Aita! Aita ! 


SCENA ULTIMA. 


Rremita, Lia, Hdebrando e detti. 


(L’Eremita, Lia ed Ildebrando accorrono. L’Eremita fa 
ta loro un cenno che restino in disparte e si avvicina 
a solo a Dolores) 

._ Ere. Misera creatura! 
DoL.O padre mio! 

‘ty ERE. — Che festi! 

i: - 


È I 
9 ) 
4 Leo al 


; ia I 
“af” 


Pt 


RITMI ET 


50 PARTE 
Dot. Custode all’onor mio chiamai la morte! 
Ere.Il cielo e la natura 
Voleanti lieta ed a morir appresi 
L’Idalgo è spento, (movimento di Dolores) 
nè più tuo consorte 
Egli era... leggi... (mostrandole una pergamena) 
E ti perdoni Iddio 
L'estrema opra che compi! 
Dot. (col volto raggiante di gioia a Manfredi) 
0 sposo mio! 
ILp. Dolores! | 
Lia. Madre! 
Dot. Tutti a me d’intorno 
Ch’io vi vegga... pregate... 
(Idebrando, Lia, Manfredi e l’Eremita s 'inginocchiano. 
intorno ad essa) i 
TUTTI MENO DoLoRES O ciel clemente! 
Del tuo regno divin schiudi la via 
All’ultimo sospir della morente! (Lia piange) 


DoL. Non lagrimar, o Lia... 
(Un sorriso celeste le si spande sul volto. Muove qualche { 


passo verso il balcone, e parla con voce sommessa quasi 
in balla d’un dolce sogno) 
Sento gli zeffiri... 
Sorge l aurora, (albeggia) 
I molli efflnvi 
Respiro ancora. 
(a Lia) Ti veggo sciogliere 
Sul” {uo verone 
Il suono angelico . 
Della canzone: 
(cantando) Pria che risplendano 
D-imen le faci, 
Un sacro cantico Li 
Rivolgo... ahimè ! (Le mancano le forze) | 
ILp., Err., Man. (occorrenciola) 9 
Dolores! 
LIA Madre! 


FO E QUINTA | BR 
—. Dot. (delirando) | 0do un cozzar di spade 
CA pio esangue ci cade... # 
go. a ‘Sua derita.. Ah! salvo egli èt 
mi sorride, ed angelo m° appella... 
Il nome mio gli ascondo... 
Man.Deh! cessa per pietade! 
. Dot. (sempre delirando) — ’—To fuggo il mondo... 
- Man.0 strazio! 
. Dot. (come sopra) Dirootina rondinella... 

Man. Deh! torna in 70 mia sposa! 
s gr (come sopra) ‘ senza nidol... 
i — (vien meno, poi torna in sé) 
TA No - non morirel. 
. (ad Ildebrando) La mia Lia confido, 
Ildebrando al tuo amore. ; E 
(unisce le loro destre stringendole al suo petto) | 
Questo morente cor... sia vostro altare... E: 
DA destre unite! O.gioia:! 


O mio dolore! 
Pri i ( vedendo che de manca il or 0) ; 
mo. Dolores! Mita 
Bor. — Figlia! # idiot. a 
Manfredi... io muoio... ahimè! non mobliare! Pi 
— (Dolores muore. Tutti s° inginocchiano, e Manfredi si di 
| getta disperatamente sul suo cadavere) TON 
AN. GAD Morta! Gran Dio! i I 
} 
FINE Aa 
‘ a 
Di 
PR (A